Mentre la nostra chiesa si preparava a celebrare la solennità di tutti i Santi e la commemorazione dei fedeli defunti, ci ha raggiunto la dolorosa notizia della morte di Don Luigi Bergamin.
Don Luigi viene ordinato sacerdote dal vescovo Carlo Zinato il 7 Giugno 1970 assieme ad altri 25 compagni di classe.
Fu vicario cooperatore a Camisano Vicentino, ad Arsiero e alla Santissima Trinità di Bassano del Grappa.
Nel 1985 venne nominato parroco di Spagnago, successivamente a Tremignon e a Vaccarino e dal 2012 Parroco a Tezze sul Brenta, la vostra parrocchia. Per diversi anni insegno’ religione nelle scuole medie pubbliche; trascorse gli ultimi mesi della sua vita terrena presso casa Gerosa di Bassano del Grappa. Nei 47 anni di ministero pastorale, Don Luigi li visse con fedeltà e dedizione nel suo impegno sacerdotale nella celebrazione dei sacramenti, nella predicazione del Vangelo, nella vicinanza alle persone soprattutto alle più bisognose. E lo testimoniano le diverse comunità a cui hanno affidato il vicariato parrocchiale come parroco che oggi sono qui presenti e hanno dato prima della messa la loro testimonianza. Le celebrazioni di questi primi giorni di Novembre invitano ciascuno di noi a riflettere sulla comune vocazione alla santità, sul destino dei credenti, sul senso della vita e della morte. Noi oggi siamo turbati della morte di questo nostro fratello sacerdote che possiamo considerare come una morte prematura secondo una logica puramente umana. Anche i discepoli di Gesù durante l’ultima cena hanno provato un profondo turbamento di fronte alla prospettiva di una separazione dal buon maestro, il Signore, a causa del suo annuncio della imminente partenza. Gesù però li invitò ad avere fede nella Sua persona perché Egli se ne sta andando con una finalità ben precisa, preparare una dimora per loro. “Vado a prepararvi un posto. Quando me ne sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo, e vi prenderò con me. Perché dove sono io siate anche voi. Del luogo dove io vado conoscete la via.” Il Signore ha preparato per ciascuno di noi un posto, per Don Luigi è questo; ci conforta, ci consola perché sappiamo che la nostra vita ha un senso, ha un destino, ha una meta, essere in comunione con il Signore. Gesù sembra dare per scontata da parte dei discepoli la conoscenza della via che porta al luogo in cui è diretto. L’apostolo Tommaso si sente provocato a intervenire con un interrogativo: “Signore non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?” Gesù risponde a Tommaso con una grandiosa Parola di autorivelazione: “Io sono la Via, la Verità e la Vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” L’unica via per accedere a Dio Padre è Gesù. La ricerca della verità, il desiderio di vita che abbiamo nel cuore, che abitano nel cuore dell’uomo si compiono solo nell’ incontro personale con Gesù, il senso pieno e totale della nostra vita è incontrare il Signore Gesù nella Trinità attraverso i sacramenti, nella parola e poi testimoniarlo nella vita di tutti i giorni. Don Luigi era pienamente consapevole della centralità di Cristo nella sua vita di battezzato e di sacerdote. Condivideva con i suoi 25 compagni di ordinazione presbiterale il motto: “Cristus Omnia” preso dalla lettera di San Paolo ai Colossesi . Con questa scelta si intendeva sottolineare l’adesione totale a Cristo come movente unificato di ogni scelta di tutto il ministero pastorale. In Cristo tutti e tutte le cose trovano il loro senso, a questa scelta Don Luigi ha cercato di essere fedele sempre nella sua vita di prete, anche nei momenti più difficili del suo ministero, soprattutto nel tempo della fragilità e della malattia. La morte di una persona cara suscita sempre nei familiari negli amici domande profonde e radicali, le domande che abitano il nostro cuore. Che senso ha vivere, amare, soffrire, morire, cosa sarà di noi dopo la morte!? I cristiani trovano una risposta a queste domande nelle Sacre Scritture soprattutto nelle lettere di San Paolo, l’apostolo delle genti spiega ai cristiani di Roma che l’incorporazione a Cristo compiuta nel battesimo unisce il battezzato con la morte di Cristo con la sua risurrezione. Il credente non è più destinato a una morte eterna, a una morte tragica, senza soffusione ma a una morte che verrà trasformata in una vita nuova e definitiva come quella di Cristo. Questa è la nostra fede, e questo da senso alla nostra esistenza. L’uomo vecchio vale a dire l’uomo incline al peccato, rinascerà come uomo nuovo, con una vita nuova per la grazia di Cristo. Questo è il destino di Don Luigi, la meta finale della sua esistenza terrena e del suo ministero. Di Don Luigi voglio ricordare anche il suo sincero e detentivo interesse per le missioni, egli infatti coltivava rapporti fraterni con amici missionari in vari paesi del mondo e sapeva coinvolgere anche le comunità che gli sono state affidate, aprendole alla solidarietà e alla cooperazione materiale e spirituale con le altre chiese, lontane dal nostro territorio. E poi ricordiamo il suo carattere incline all’incontro, alla relazione anche con i più piccoli che vedevano a lui padre, nonno, e queste cose rimangono nel cuore come eredità preziosa nel cuore di ciascuno di noi. Tra poco aspergeremo il suo corpo con l’acqua del battesimo che un giorno lo ha rigenerato per una vita che non muore. Il cero acceso accanto alla bara è simbolo di Cristo Risorto ma è anche il segno che illumina la morte cristiana. Gesù morto e risorto fa dire con il nostro passaggio della vita mortale alla vita eterna, alla vita che è propria di Dio. Affidiamo ora Don Luigi alla grazia del risorto all’affettuosa intercessione della Madonna di Monte Berico, alla quale era particolarmente devoto, e invochiamo i Santi e i Beati della chiesa vicentina, perché accolgano questo nostro fratello presbitero e lo accompagnino all’incontro con Dio, tanto buono e misericordioso, alla sua dimora di luce e di pace. Preghiamo per Don Luigi, preghiamo con lui perché il Signore della vita doni alla nostra diocesi numerose e Sante vocazioni al sacramento del matrimonio, alla vita consacrata, al Ministero ordinato. Amen