Nelle parrocchie in cui vivo il mio servizio, è iniziato il percorso per i fidanzati. Le scorse settimane sono passate ad iscriversi 17 coppie. Questione di pochi minuti: si danno due dati e si compila un foglio… invece no. Prima o dopo aver sistemato i dati chiedo: ‘’Beh, ditemi qualcosa di voi, come mai vi siete innamorati?’’ In quel momento, tra i due, partono sguardi imbarazzati, sorrisi… e iniziano a dirmi qualcosa di loro, del loro amore, della loro scelta. Potreste dirmi: ‘’Ma come mai fai questa domanda?’’ Direi cosi: cerco nei loro occhi e nei loro sguardi una traccia dello sguardo di Dio, del suo amore.
Tra l’altro, da tre anni accompagno il percorso di alcuni gruppi sposi, e mi rendo sempre più conto che la chiamata degli sposi illumina quella dell’essere prete. Mi accorgo che spesso i fidanzati e gli sposi non sanno spiegare fino in fondo come mai sono stati conquistati dall’altra persona: parlano di uno sguardo che li ha colpiti, di una parola che li ha toccati in profondità… e poi, pian piano, si son scoperti innamorati. E questo capita dentro lo scorrere normale di tutti i giorni, in mezzo alle molte cose da fare.
E non vi sembra che sia ciò che è capitato anche a Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni? Quei fratelli, immersi nel loro lavoro quotidiano, si sentono chiamare, restano affascinati dallo sguardo di Gesù, rimangono così colpiti dalle sue parole che si ritrovano a seguirlo, col cuore innamorato. È capitato anche me, come a molti altri uomini e donne, di scoprire, nella normalità di tutti i giorni, uno sguardo diverso, una parola che si fa largo nel cuore fino ad abitarlo, e pian piano ci si mette sulle sue tracce, lo si segue… e si cerca di custodire questo essere innamorati di Lui. Poi i giornali ci raccontano certi fatti compiuti da qualche prete e, giustamente, si rimane scandalizzati. In questi giorni ho pregato spesso cosi: “Signore, aiutami a rimanerti fedele, perché da solo non so come fare’’. Chi di noi, prete, suora o sposo, può pensare di custodire bene la propria vocazione, affidandosi solo alle proprie mani?
L’amore è qualcosa di molto molto fragile… me ne rendo conto in questo periodo in cui sto accompagnando due giovani sposi in crisi… ci sono momenti in cui gli sguardi perdono vitalità, le parole cedono il passo al silenzio, il cuore non sa più di chi è innamorato… credo che anche voi, sposi e fidanzati, possiate pregare dicendo: ‘’Signore, aiutami a rimanerle/rimanergli fedele, perché da solo non so come fare’’.
La vocazione di ciascuno di noi non è un regalo ricevuto una volta per sempre, magari nel giorno dell’ordinazione o delle nozze. Piuttosto, la vocazione è un giardino che ha sempre bisogno di cura… Qualcuno dice che se parli con le tue piante, queste fioriscono meglio; non so se funziona con i ficus e le orchidee, ma mi sembra sia vero con le nostre vocazioni. O ne parliamo, o prima o poi si spengono: pensate, ad esempio, a quanto pesa il silenzio dentro un matrimonio.
Come Chiesa siamo preoccupati di mandare avanti i gruppi, organizzare feste, riempire gli ambienti, far quadrare i conti, tenere in piedi le strutture… parliamo di tutto, ma non parliamo più della nostra vocazione e dell’amore che la abita. I vangeli, invece, raccontandoci gli incontri di Gesù con le persone, ci narrano anche le sue chiamate. Raccontare qualcosa di noi e delle nostre vocazioni ci aiuta a non essere preti funzionari o sposi per abitudine, ma anche a scoprire, attraverso il racconto della nostra vocazione, il filo rosso della presenza di Dio.
Mi stupisce come il nostro Dio ami le sfumature dell’amore; non obbliga nessuno ad amare nello stesso modo. Ecco la bellezza della Chiesa: ci sono uomini e donne che amano, e lo fanno con sfumature diverse! Ci sono monaci e suore, sposi e genitori, diaconi e preti, vedove e separati, e tutti continuano ad amare, nonostante tutto, perfino nonostante i propri fallimenti.
Vi lancio una provocazione: raccontatevi, tra coppie di sposi, da dove nasce il vostro amore; chiedete ai vostri preti, al diacono Danilo e a suor Marisa che vi raccontino qualcosa di loro e della loro scelta.
Parlate della e alla vostra vocazione… e Dio, che è fedele, non mancherà di far sentire la sua chiamata in chi vi ascolta.